Recensione di Paolo Salomone su “Il giornale della musica”
Accantonati i vari Pozzoli e Balilla Pratella, svecchiati gli ottocenteschi programmi conservatoriali e con loro l’idea stessa di “conservatorio”, la formazione musicale di base è diventata terreno di sperimentazione, a volte ponderata ed armonica, a volte molto azzardata e priva di presupposti e credenziali che ne possano garantire l’efficacia. Sovente i tentativi si sono rivelati soltanto esperimenti di facciata, sovente invece sono riusciti a costruire percorsi omogenei e veramente utili a formare i futuri musicisti. È questo il caso de Il pensiero musicale, la grande opera di Carlo Delfrati, della quale è in libreria da poco tempo il secondo volume, che propone nuovi approcci didattici su vecchi elementi della musica: la teoria e la notazione. Si tratta di un vero e proprio metodo completo, che affianca allo studio teorico, momenti di pratica attiva di ascolto, lettura, scrittura e di invenzione e improvvisazione. Gli argomenti vengono presentati secondo una sequenza molto tradizionale. Si incomincia dal suono, i suoi parametri, lo specchietto delle figure di durata, i simboli della grafia musicale, chiavi, intervalli. Poi l’attenzione si focalizza sulle due abilità fondamentali che bisogna apprendere ed interiorizzare, in modo da sentirsi padroni del linguaggio musicale: l’abilità ritmica e quella melodica. Queste due parti vengono presentate in modo consequenziale, ma Delfrati raccomanda l’allievo di portare avanti contemporaneamente i due percorsi, alternando lezioni sul ritmo a lezioni sul canto.
Nel primo volume, edito nel 2005, ci si occupa dei concetti base del ritmo – metro, battuta, tempo semplice e tempo composto – e della melodia, partendo dalla scala pentatonica, per affrontare in seguito la scala completa di sette suoni, i suoni cromatici, il modo minore ed il concetto di tonalità.
Nel secondo volume viene mantenuta l’opportuna suddivisione tra ritmo e melodia, ma gli argomenti si fanno più complessi: sincope e contrattempo, metri diversi, misure e ritmi irregolari, letture in modo maggiore, minore e con modulazioni modali e tonali.
Due sono gli elementi di grande ricchezza e rilevanza che caratterizzano il lavoro di Delfrati.
Innanzitutto la smisurata letteratura musicale riportata, sia sotto forma di frammenti melodici scritti, a volte in partitura a più parti, sia affrontando analisi, originali e via via più complesse di brani presentati sui CD audio allegati a ciascun volume. L’antologia è veramente vasta e, soprattutto, copre tutta la storia della musica di cultura non soltanto europea, colta e popolare. Molto efficaci sono le letture ritmiche proposte mediante la riscrittura su di una sola linea dei temi d’autore e i brani che esemplificano le possibilità melodiche legate a singoli problemi tecnici e di intonazione: da Monteverdi a Maderna, dal “Ragazzo della via Gluck”, ai Beatles, ai canti popolari messicani, rumeni… napoletani. I frammenti musicali proposti in CD offrono lo spunto per considerazioni sintetiche ma pregnanti, tutte pertinenti con le tematiche trattate. In questa parte, Delfrati scopre le sue carte di capace e originale ascoltatore di musica e attivo didatta, sia nella scelta ad hoc dei brani proposti, sia nelle osservazioni che costituiscono sempre un sicuro modello per consentire all’allievo – e perché no, anche al suo maestro – di progredire nell’ascolto cosciente della musica, fornendo loro gli strumenti adatti a solleticare la curiosità uditiva e sviluppare la capacità d’analisi.
Proprio nella pratica dell’ascolto e nell’esercizio approfondito e prolungato nei confronti dei suoni consiste il secondo aspetto vincente del metodo. Nei vari capitoli, vi è sempre un’attenzione particolare a proporre esperienze creative, esercizi preparatori, letture singole e d’insieme, esercizi percettivi. Utilizzando le tracce dei CD audio, inoltre, attraverso la pratica dei dettati, dell’analisi tecnica, della memorizzazione e della ripetizione cantata di singoli frammenti, si possono sviluppare concretamente l’orecchio musicale, il senso ritmico e melodico, la capacità e l’attenzione all’ascolto musicale. Un piccolo neo, peraltro ininfluente nella sostanza e nel metodo, lo si può rilevare nei suoni sintetici utilizzati per presentare e sperimentare timbri, intensità, altezze, ed in modo particolare per quelle attività di ear-training – educazione all’ascolto audio percettivo – che l’utilizzo di timbri più “realistici” avrebbe reso più conformi alle esperienze concrete dell’ascolto dal vivo.
Come detto, Il pensiero musicale è un’opera grande e, in una possibile ristampa, la si potrebbe corredare di ulteriori strumenti interattivi. Si potrebbero sfruttare nuove tecnologie di registrazione e riproduzione sonora: ad esempio utilizzando formati compressi, tipo mp3, con timbri più ricchi, oppure il ricorso a CD Rom interattivi e – perché no? – lo studio di modalità di consultazione e fruizione on line per lo sviluppo di comunità di pratiche che premettano di trasformare l’esperienza d’apprendimento individuale in un’occasione di costruttivo confronto con i compagni di studio.
Paolo Salomone
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